Il gruppo Gutai

Il Gruppo Gutai, fondato a Osaka nel 1954 dal pioniere dell’arte astratta JiroYoshihara, rappresenta il contributo più originale e profondo dato dalla cultura giapponese all’arte del Novecento. Probabilmente, anzi, ha ragione chi sostiene che il Gutai è stata una delle massime espressioni di libertà artistica espresse da tutto l’orizzonte artistico novecentesco. Sebbene, infatti, il Gruppo Gutai, si presenti in maniera ineccepibile come un’avanguardia artistica a tutto tondo, esso, diversamente da quasi tutte le altre avanguardie, è riuscito a mantenere vive nel tempo due caratteristiche fondamentali che lo identificano tuttora come qualcosa di unico.

Anzitutto, il Gutai, fin dalle sue prime prove, non presenta il proprio progetto di “gruppo” come un codice rigido di nuove regole creative. Il gruppo non impone ai suoi membri una serie di leggi artistiche né l’uso di tecniche o medium obbligati. Nell’ambiente artistico dei fondatori, che oltre a Yoshihara furono artisti come Shozo ShimamotoKazuo Shiraga,Saburo MurakamiYasuo SumiJozo Ukita ed altri, tutti attivi a partire dal 1954-1955, prevale piuttosto una morale espressiva di libertà estrema, ai limiti della giocosità creativa. Per questo, attraverso i decenni il Gutai si è espresso attraverso una pluralità di forme e generi che oltre alla pittura informale contano esperienze sperimentali con il suono, il teatro, il film, l’installazione in interni ed esterni e naturalmente la performance e la concettualizzazione.

Il Gutai inoltre ha saputo spostare, come forse nessun altro movimento artistico, tutto il fuoco dell’attenzione sull’artista nella sua concretezza di essere fisico e naturale. Il senso del concreto è racchiuso già nel suo misterioso nome, “Gutai” che secondo alcuni significa proprio “concreto“, “concretezza”, ma che secondo la testimonianza di Shimamoto, che lo scelse come nome del gruppo, significherebbe più precisamente “personificazione”, “incarnazione”, proprio per sottolineare come l’identità dell’arte dipenda soprattutto dalla presenza fisica dell’artista che genera l’opera, che esprime la propria libertà di movimento nell’ordine e nel disordine delle materie.

Come avviene in quasi tutte le forme di avanguardia artistica che hanno costellato la storia del Novecento, anche nel Gutai ciò che entra immediatamente e definitivamente in crisi è il sistema di un’arte fondata sul disegno, sulla figura e sulle qualità squisitamente pittoriche del lavoro artistico. Le tecniche della pittura e i virtuosismi della raffigurazione del reale, cioè la vecchia esigenza di mimesi e di rispecchiamento del mondo, nel Gutai risultano impulsivamente sostituite da una sensibilità compositiva radicalmente concentrata sulla fisicità dei materiali, delle cose e degli oggetti convogliati nel processo costruttivo delle opere, siano esse tele, azioni corporeeo entità di altra natura.

L’hic et nunc, il qui e ora del Gutai è un luogo, uno spazio, un vertiginoso gettarsi nella fisicità dei fenomeni, un gioco cinetico e interattivo fra l’artista e il mondo di cose e di sostanze che lo circonda, come avviene per esempio nell’icona forse più famosa del Gutai, la performance “PassingThrough”, realizzata da Murakami Saburo nel 1956, in cui l’artista, vestito normalmente e con tanto di occhiali, si lancia attraverso una fila di tele di cartone lacerandole a mani nude.

La sostanza prediletta della creatività Gutai è il colore, colato, sparso, battuto, esploso, impastato come una sostanza complessa, ricca di sottintesi biologici e di echi naturalistici, mentre gli strumenti gli arnesi, gli oggetti, gli arnesi e appunto il corpo stesso degli artisti sono i mezzi attraverso i quali l’espressione imprime la sua energia alla materia artistica, lasciandovi le impronte che creano l’opera. L’oggettività annega l’io, lo trascina e lo travolge come una forza a volte sconvolgente a volte felice. La pittura è identificazione con l’esterno, con la totalità esistenziale indifferenziata dell’io: cosmo, mondo naturale e febbre meccanica della città moderna racchiusi nello stesso segno.

Jonathan Sisco

Gli artisti del Gruppo Gutai presenti allo Spazio Arte dei Mori